di Pietro Murano
(Giudice del Tribunale di Pisa)
Da tempo molti di noi denunciano le anomalie dell’attuale sistema associativo, omologato nei metodi a quello partitocratico, che influenza pesantemente il sistema di autogoverno della magistratura e segnatamente il C.S.M., vincolandone la composizione, oltre che l’operato, a rigide logiche di appartenenza (nella selezione dei dirigenti degli uffici giudiziari e dei fuori ruolo, nel sistema disciplinare ed in ogni altra occasione di intervento).
A fronte dei rilievi critici espressi, della perdita di credibilità dell’autogoverno all’esterno, ma anche all’interno della magistratura – eppure quanto mai diffusa e ben evidente – i vertici associativi appaiono protesi unicamente a salvaguardare le prerogative dell’attuale sistema correntizio ed i privilegi già acquisiti: continuano ad emettere comunicati pieni di auspici e mere petizioni di principio nel tentativo di governare il malcontento dei dissidenti nei confronti dei quali, se estranei ai rispettivi sodalizi, assumono atteggiamenti denigratori volti alla loro delegittimazione.
A fronte dei rilievi critici espressi, della perdita di credibilità dell’autogoverno all’esterno, ma anche all’interno della magistratura – eppure quanto mai diffusa e ben evidente – i vertici associativi appaiono protesi unicamente a salvaguardare le prerogative dell’attuale sistema correntizio ed i privilegi già acquisiti: continuano ad emettere comunicati pieni di auspici e mere petizioni di principio nel tentativo di governare il malcontento dei dissidenti nei confronti dei quali, se estranei ai rispettivi sodalizi, assumono atteggiamenti denigratori volti alla loro delegittimazione.