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Gentili
colleghi,
in vista delle elezioni per il rinnovo dei membri del CSM, fissate per il mese di luglio c.a., il Comitato “Altra Proposta” ha scelto di selezionare dei candidati mediante sorteggio tra tutti i Magistrati.
in vista delle elezioni per il rinnovo dei membri del CSM, fissate per il mese di luglio c.a., il Comitato “Altra Proposta” ha scelto di selezionare dei candidati mediante sorteggio tra tutti i Magistrati.
Come
probabilmente già sapete, si tratta di un Comitato di recente formazione, che
si propone un forte rinnovamento del CSM e degli altri organi rappresentativi
dei magistrati; in tale contesto, l’individuazione dei candidati per sorteggio
è stata adottata al fine di elidere ogni dipendenza dei candidati da persone o
gruppi, nonché al fine di consentire agli eletti di esercitare l’ufficio senza
condizionamenti.
Tra i
“magistrati sorteggiati” sarete Voi, tramite le cd “primarie telematiche”, che si svolgeranno nel periodo di tempo compreso
tra il 14 e il 23 aprile c.a. a scegliere chi parteciperà alle elezioni
del CSM.
Per
partecipare alla votazione è necessario registrarsi all'indirizzo http://tinyurl.com/k789bne
con la propria e-mail dell'ufficio.
La
registrazione – che deve avvenire tra
l’1 e il 12 aprile c.a. - non comporta
adesione al Comitato ma abilita solo al voto alle primarie telematiche
organizzate dal Comitato.
Tra i nomi dei candidati troverete
anche il mio. Pertanto,
essendo stata sino a questo momento estranea alla “vita politica” della
Magistratura, mi sembra doveroso spendere qualche parola per spiegare a tutti
Voi le ragioni che mi hanno spinto ad accettare questa candidatura.
Ritengo,
infatti, fondamentale che il Consiglio Superiore della Magistratura, quale
organo di autogoverno, operi indipendentemente da logiche corporative e
nell’interesse prevalente della nostra categoria. Ciò è possibile solo se viene
assicurata a tutti noi che giornalmente ci adoperiamo nei nostri Uffici per il
“sistema giustizia”, la possibilità di accedere a tali cariche. Soltanto chi quotidianamente si trova a
dover affrontare i non pochi disagi
che ai giorni nostri comporta l’essere Magistrati (problemi organizzativi
degli uffici, carichi di lavoro eccessivi, carenze di organico nonché di
personale amministrativo, ecc.) può concretamente
rappresentarne gli interessi e farsene portavoce.
Attualmente
mi trovo in servizio, quale Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica
di Patti, realtà territoriale per certi versi difficile che mi ha permesso di
confrontarmi con alcune delle problematiche alle quali ho fatto cenno.
Tale
esperienza, nonché il confronto dialettico con i colleghi, anche di uffici
diversi, mi ha spinto oggi a mettermi in gioco e a portare avanti un programma di
rinnovamento non solo formale ma sostanziale, che passa inevitabilmente
attraverso alcuni punti su cui ritengo necessario soffermarmi, sia pur
brevemente:
Tutela dell'indipendenza del CSM
L’affermazione
di una reale autonomia del CSM è essenziale per garantire le prerogative
costituzionali della Magistratura, quale ordine autonomo e indipendente da ogni
altro potere.
In
un periodo storico in cui si moltiplicano le accuse di “politicizzazione” della
magistratura, è necessario garantire che le
decisioni prese dal CSM non rispondano a logiche di parte, ma siano ispirate
alla tutela dell’interesse generale e alla giustizia del caso singolo.
A
tal fine occorre riaffermare la centralità della componente togata e superare,
al suo interno, le logiche di schieramento e di appartenenza.
Solo mediante l’indipendenza del singolo
magistrato membro del CSM sarà possibile garantire l’indipendenza di tale
organo e, di conseguenza, della Magistratura nel suo complesso.
Tale
autonomia, peraltro, favorirebbe il CSM nell’opera di necessario e tempestivo
adeguamento al giudicato amministrativo o alle sospensive dei TAR.
In
questo spirito, fermo restando il corretto esercizio delle proprie attribuzioni
e le garanzie costituzionali di cui gode il potere giudiziario, sarà anche favorita
qualsiasi iniziativa finalizzata al dialogo esterno, con le Istituzioni
politiche e sociali, ed interno, ovvero tra tutti i magistrati.
In questa prospettiva, si impone una seria riflessione anche sui rapporti
tra giustizia, politica e informazione e sulle rispettive aree di intervento.
La salvaguardia della libertà di forme e di modalità di azione deve trovare
necessariamente dei limiti nella reale condivisione dei valori costituzionali.
Un responsabile spirito di collaborazione, nel segno della fiducia e del
rispetto reciproco dei diversi ruoli e lontano da sterili e strumentali polemiche,
potrà servire a delineare un possibile orizzonte della giustizia.
La valutazione di professionalità e responsabilità disciplinare
Si tratta di due temi strettamente legati tra loro.
L’adozione di un corretto sistema di valutazione di
professionalità dei magistrati è essenziale per garantirne l’effettiva
indipendenza: un sistema basato su criteri discrezionali, infatti,
consentirebbe a soggetti esterni di condizionare l’operato del singolo.
L’attuale
sistema, basato sull’individuazione di standard medi di rendimento, mira a
rispondere proprio a questa esigenza. Si tratta, tuttavia, di un indicatore di
quantità che non tiene conto di specifiche esigenze, legate a peculiarità
della singola realtà organizzativa. Ad esempio, non appare corretto valutare
la performance del magistrato
esclusivamente in base al numero e ai tempi di deposito dei propri
provvedimenti.
Occorre, pertanto, tener conto anche di altri
parametri rilevanti, quali – tra gli altri – i carichi di lavoro, eventuali
ruoli promiscui, o il numero medio di udienze del singolo magistrato, ecc..
In
particolare, si propone di adottare un indicatore sintetico che tenga conto di
tutti gli elementi rilevanti, così pervenendo ad una valutazione basata non
solo sulla quantità, ma anche sulla qualità del lavoro.
Tale sistema permetterebbe di tutelare il singolo
magistrato fissando livelli di esigibilità che tengano conto delle
condizioni in cui è chiamato ad operare e contemporaneamente garantire
livelli ottimali di produttività.
Sotto questo profilo infatti andrebbero riviste
alcune disposizioni in tema di responsabilità disciplinare. Si pensi ad
es. all’art. 81 disp. att. c.p.c. che prevede il mancato rispetto dei termini fissati
nel calendario da parte del Giudice quale causa di
violazione disciplinare ovvero indice determinante ai fini della valutazione di
professionalità. Tale previsione, a mio parere, dovrebbe essere calata nella
realtà territoriale in cui si trova ad operare il singolo magistrato.
Il Pubblico Ministero
L'assetto
organizzativo delle Procure è fondato sulla normativa primaria del decreto
legislativo n. 106/2006 e su quella secondaria delle circolari del 12 luglio
2007 e del 21 luglio 2009.
Tali
fonti dettano i principi attraverso i quali possono esplicarsi i poteri dei
Capi degli Uffici, con particolare attenzione ai rapporti con i Sostituti e
alla sfera di libertà e discrezionalità che la legge assegna loro.
Deve
infatti essere garantito ad ogni singolo Magistrato la garanzia costituzionale di autonomia.
Ciò
sarà possibile mediante l’individuazione di linee guida che riescano a contemperare il potere
di coordinamento e di iniziativa penale del Procuratore con l'indipendenza del
singolo magistrato.
Inoltre,
iniziative dovranno essere prese al fine di tutelare la posizione del singolo
Magistrato il quale, fermo restando le responsabilità per gli esiti conseguenti
alle proprie scelte processuali, non dovrà essere esposto ad azioni pretestuose
da parte di terzi (si pensi ad es. ad istanze di avocazioni proposte anche
prima della scadenza dei termini di indagini per i quali vengono ugualmente
richieste relazioni da parte della Procura Generale rallentando il lavoro del
Pubblico Ministero).
La questione economica.
L’indipendenza
della magistratura passa anche dal riconoscimento di un livello retributivo adeguato alla funzione svolta.
Senza una
retribuzione idonea a garantire indipendenza economica e stabilità, si
danneggia non solo il singolo magistrato, che viene pregiudicato nella possibilità
di esercitare in piena autonomia il proprio lavoro, ma la magistratura nel suo
complesso: in un contesto di grave insufficienza di organico, viene meno la
capacità attrattiva di nuove professionalità qualificate, che non sono
incentivate a scegliere una carriera certamente qualificante, ma che richiede
spirito di sacrificio e capacità di lavorare in condizioni spesso assai
disagiate.
Proprio in
quest’ottica, sono da stigmatizzare i numerosi interventi che negli ultimi anni
hanno tentato di ridimensionare il potere giudiziario, colpendolo anche sul
fronte del trattamento economico.
Tale
prospettiva è purtroppo ancora attuale, atteso che è allo studio del Governo la
proposta di operare una forte riduzione (di circa il 20%) delle retribuzioni
dei magistrati.
Per
difendere i nostri diritti su questo fronte, è necessaria, oltre
all’attivazione di ogni forma di tutela
legale, anche in via preventiva (es., tramite diffida), una forte azione sul
piano della comunicazione: occorre, infatti, superare la concezione della
magistratura come una casta intenta a difendere i propri privilegi, alimentata
da certe campagne stampa, ed evidenziare il vantaggio competitivo che ha ciascun
Paese dotato di un ordine giudiziario efficiente e non già depotenziato.
Il Comitato Pari Opportunità e malattia professionale
Il Consiglio superiore della
Magistratura, attraverso l’ausilio del Comitato Pari Opportunità, dovrà
continuare a curare nel prossimo quadriennio azioni positive per assicurare la
piena realizzazione di pari opportunità di lavoro e nel lavoro tra uomini e
donne.
Le disposizioni contenute nella
vigente circolare sulla formazione delle tabelle di organizzazione
degli uffici giudiziari in
tema di tutela della maternità sono finalizzate a consentire agli uffici di
avvalersi dell'attività di magistrati che, altrimenti, per motivi familiari o
di salute, sarebbero costretti a ricorrere a periodi anche molto lunghi di
astensione dal lavoro e, nel contempo, di assicurare a questi magistrati il
diritto all'espletamento delle loro funzioni secondo modalità compatibili con
la loro contingente situazione.
E’ pur vero che seppur qualche
passo rispetto al passato è stato fatto è necessario battersi per tutelare il
Magistrato soprattutto allorquando quest’ultimo potrebbe averne più di bisogno.
Si
pensi ad esempio alla normativa in caso di malattia
professionale (legge
6 agosto 2008, n. 133) che prevede attualmente una forte decurtazione
dell’indennità di funzione (oltre a dimezzamenti per concedi straordinari o
aspettative) proprio allorquando il Magistrato potrebbe avere più bisogno di
risorse economiche. Tale normativa, dettata verosimilmente dalla necessità di
prevenire eventuali strumentalizzazioni delle tutele previste in tali
situazioni (ovvero le cd “situazioni patologiche”), va inevitabilmente a danno
di coloro che hanno realmente bisogno di tali strumenti di tutela (ovvero le cd
“situazioni fisiologiche”). A mio parere, dovrebbero essere altri gli strumenti
per combattere tali fattispecie (es. incrementando le visite fiscali). Inoltre,
dovrebbero essere adottate delle circolari che disciplinino, garantendone una
certa flessibilità, il lavoro del magistrato assente per malattia (es.
prorogando i termini di deposito delle decisioni già prese in riserva).
Queste
le questioni, a mio avviso, ritenute principali.
Purtroppo, il tempo a mia
disposizione non è tanto vista l’imminenza delle primarie, cercherò tuttavia
per quanto mi sarà possibile, di diffondere questo mio programma, anche
attraverso confronti diretti tra colleghi.
A tal fine, comunque, vi invito ad approfittare del blog del Comitato Altra Proposta.
Vi
ringrazio per l’attenzione.
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