Pagine

 Uomini liberi…per un CSM liberato

- di Andrea Mirenda -



Eccomi qui, sorteggiato ex lege e privo di gravi motivi per rinunciare alla corsa al CSM.

Non era proprio in cima alle mie aspirazioni, specie dopo 36 anni di servizio, un cumulo di amarezze, mille battaglie per il sorteggio e la rotazione negli incarichi direttivi, tutte condotte a viso aperto, in tutte le sedi e sui media, contro la correntocrazia e la sua meritocrazia truccata.

Ma è andata così ed eccomi, dunque, a servire ancora lo Stato, onorando un impegno imprevisto.

Chi sono?

In breve, sono in magistratura dal 1986.

Terminato il tirocinio e prese le funzioni, ho trascorso i primi 4 anni a Brescia e poi, dal 1992, a Verona, dapprima come Pretore (fino al 1999) e, a seguire, come giudice del tribunale civile.

Dal 2017 sono all'Ufficio di Sorveglianza di Verona.

Mi iscrissi quasi subito a MD (se ben ricordo, già nel 1987), di cui fui segretario a Brescia, per qualche anno. Infine, presi parte a due Consigli Giudiziari, nei bienni 2001- 2004, a Venezia, sempre per quel gruppo.

Fui, poi, Segretario della Sottosezione veronese dell’ANM, dal 1993 al 1995, sino uscirne definitivamente (come feci con MD) nel 2008, con una lettera aperta ai colleghi del Distretto, in reazione alla scandalosa nomina a Presidente della Corte lagunare della dott. Romei Pasetti, poi più volte annullata e altrettanto pervicacemente reiterata dall’Allegra Brigata del Lauto Governo, secondo una prassi illegale che, in quello stesso periodo, favorì anche Giovanni Palombarini, celebre icona della sinistra giudiziaria, con la sua nomina a Procuratore Aggiunto della Cassazione, anch’essa raggiunta da triplice annullamento, da pari riconferme del CSM ed infine dal definitivo avallo delle SS.UU. grazie ad una fantasiosa declaratoria di "esorbitanza giurisdizionale" del CdS.

Furono queste le prime avvisaglie di quel silenzio omertoso e scambista che, nel tempo, avrebbe mestamente accomunato Magistratura Democratica (e, in prosieguo, il cartello unitario di Area) alla restante correntocrazia (MI e UPC), dando vita ad un vero mercato delle nomine riassunto sotto la dizione di “nominificio”.

Dopo una prolungata esperienza come f.f. nelle varie sezioni civili del Tribunale scaligero, fui nominato Presidente di Sezione nel 2013 per poi rinunciarvi nel 2017, non appena riconfermato dal CSM. Nell'occasione scrissi altra lettera-aperta in cui denunciavo quanto già arcinoto a tutti e che solo nel 2019, dopo la greve vicenda dell’Hotel Champagne e dopo il disvelamento delle chat palamariane, venne ribattezzato da uno dei suoi più qualificati mentori (certo non l’unico né il creatore …) come “Il Sistema”.

Già, “Il Sistema”…

Tranne i negazionisti-torcicollisti, nessuno può seriamente prendere le difese di quella selva oscura di intrighi, intrallazzi, raccomandazioni, autopetulanze, pareri alterati ad arte, omissioni, minacce agli avversari, attacchi politici studiati a tavolino, etc., etc., in cui si compendia il correntismo spartitorio.

Suscita, inoltre, non poca amarezza osservare come l’ANM, pur consapevole dell’avvilente modestia etica del fenomeno, nulla abbia fatto per sanzionare sul piano deontologico e risarcitorio tanta scostumatezza (i casi di Ferranti e Salvi, a cui si aggiunge il buffetto sulla guancia per la Canepa, ne sono gli ultimi brillanti esempi).

In concomitanza con la “rinuncia” all’incarico semidirettivo di cui ho detto, rilasciai una lunga intervista a Riccardo Iacona (raccolta nel volume “Palazzo di Ingiustizia” e, poi, ripresa da Rai 3 ) in cui descrissi il CSM non come “padre amorevole” né come “organo di autotutela” bensì come “prima minaccia” all’indipendenza dei magistrati, “…perché non vi siedono soggetti distaccati, ma faziosi che promuovono i sodali e abbattono i nemici, utilizzando metodi mafiosi”. Non mancarono gli immediati dagli strali minacciosi della G.E.C. dell’ANM che, secondo la miglior tradizione farisea, gridò al vilipendio di organo costituzionale, invocando financo sanzioni penali per il sottoscritto, ancora ignara – la meschina - di quanto sarebbe stato scoperto solo due anni dopo.

E sempre per protestare in modo fattivo contro il carrierismo e la genuflessione al correntismo, legai la rinuncia predetta alla richiesta di trasferimento alla Magistratura di Sorveglianza dove, in questi ultimi cinque anni, ho avuto l’opportunità di vivere un’esperienza straordinariamente intensa sul piano umano e morale, aiutato dalla grandissima professionalità dei colleghi veneti che mi hanno “adottato” e grazie ai quali ho avuto l’opportunità di riflettere sugli assi portanti del “diritto punitivo”.


L'impegno riformista

Dal 2008, insieme ad un think tank di colleghi valorosissimi a cui si deve il blog UGUALE PER TUTTI (toghe.blogspot.com), mai ho cessato di stigmatizzare pubblicamente - con articoli, interviste, raccolte di firme, etc. - le metodiche prevaricatrici della correntocrazia, rea di aver piegato il “nostro” CSM ad Ufficio di Collocamento di sodali, compari e comparielli.

Sono stato, così, con questi carissimi amici e colleghi di cui vado sinceramente fiero, tra i promotori e primi firmatari di due petizioni al Capo dello Stato, nel 2020 e nel 2021, affinchè egli – con il Suo autorevole intervento - ponesse fine alla drammatica crisi di legalità che aveva avviluppato e travolto anche il CSM erminiano del “rinnovamento etico”, con piena conferma dell’acida profezia del Prof. Vassalli secondo cui ogni CSM riesce nel miracolo di essere peggiore di quello precedente.

Due le nostre proposte, ribadite senza se e senza ma da una quindicina anni a questa parte: sorteggio temperato dei candidati al CSM; rotazione turnaria degli incarichi direttivi. Il primo, per liberare l’Autogoverno dal cancro correntizio e restituirlo a magistrati liberi da condizionamenti; la seconda, per dare corpo ai principi costituzionali di uguaglianza, pari dignità e soggezione solo alla legge del singolo magistrato. A questo riguardo sono stato ascoltato quale “esperto", nel 2021, dalla Commissione Giustizia della Camera a cui ho consegnato un contributo scritto, facilmente rinvenibile sul sito istituzionale, denominato “Incarichi direttivi: le ragioni della rotazione”.

Nell’autunno del 2020 venni eletto al Consiglio Giudiziario di Venezia col maggior numero di voti individuali: mi ero presentato da solo, senza alcun supporto di lista, ponendo al centro della riflessione elettorale unicamente la rotazione e il sorteggio quali pilastri di un disegno riformista “a costo zero”, volto a eliminare il sistema clientelare delle correnti.

Potrà interessare, quanto alla capacità di coagulare consenso trasversale su progetti destinati a tutelare la condizione lavorativa dei singoli magistrati, sapere che quel C.G. - accogliendo la proposta di cui ero relatore e dopo una durissima battaglia consiliare, condotta anche con colpi bassi dei c.d. “demokratiki” - espresse a maggioranza (con il voto contrario dei soli rappresentanti di Area) parere contrario alla prosecuzione delle applicazioni semestrali dei magistrati del Distretto in Corte a Venezia per far fronte ai cronici ed irrisolti problemi di quell’Ufficio, secondo una pratica contra legem che si protraeva oramai da oltre dieci anni. Merita, inoltre, sottolineare che

quel parere venne fatto proprio dal CSM, ponendo fine ad una annosa distorsione ordinamentale.

Mi dimisi, infine, dal C.G. veneziano il 6.10.2021, sottolineando come avessi perduto ogni fiducia nel Nostro Autogoverno, oramai da troppi anni in balia di gruppuscoli privati e di cenacoli politici, più o meno segreti, che ne hanno offeso irrimediabilmente il prestigio, il tutto nell'indifferenza del Parlamento.

Sennonchè, quella che appariva una possibilità a dir poco remota (il ricorso al sorteggio ex art.25, comma 5, della l. n. 195/1958, come modificato nel 2022) mi costringe ora a tornare sui miei passi e, benchè prossimo a quota 102 e con la speranza di fare anticipatamente le valigie nel 2023, ad affrontare una sfida tanto doverosa quanto assolutamente inaspettata.


Cosa vorrò fare in Consiglio?

Né più né meno di quanto ho fatto sinora come magistrato e di quanto, del resto, farebbe ogni consigliere se ( e sottolineo se…) fosse liberato dai pesanti vincoli di sudditanza che gli derivano dalla "designazione".

In breve, come sempre, applicherò la legge!

Per farlo - anche quando ricorreranno spazi di discrezionalità tecnica ( sovente amplificati ad arte dai soliti furbacchioni del quartierino per garantirsi la politica delle mani libere…) - non mi serviranno fumosi programmi globalistici né doti messianiche; non avrò bisogno di ridanciane "carte dei valori" né dovrò genuflettermi davanti agli elettori profferendo irridenti fioretti di bontà e purezza; non avrò, infine, alcuna necessità di ricorrere alle furbesche visioni culturali, tanto in voga nella correntocrazia ma rivelatesi, nei fatti, le prime madri scellerate della modestia etica in cui siamo precipitati.

Basterà, invece, uno strumento del mestiere che ben conosco da 36 anni a questa parte: lo scalpello della libertà morale con il quale mi accingerò ad un compito che, per quanto delicato trattandosi di alta amministrazione, assomiglia in tutto alla mia esperienza quotidiana del rendere giustizia.

E allora, stando così le cose, la domanda che ogni elettore dovrebbe porsi è la seguente: chi viene "designato" dalle correnti può usare lo stesso scalpello? Vuole usarlo?

La risposta la troverà nella storia consiliare di ieri e di oggi. E se quell’elettore vorrà dare alle Istituzioni tutte un chiaro segnale di discontinuità, agevole sarà la scelta.

Viva il sorteggio! Viva la rotazione!

Andrea Mirenda

Nessun commento:

Posta un commento

Scrivi il tuo commento nel riquadro qui sotto.

Per farlo NON occorre essere registrati.

Se non sei un utente di Google, nella sezione "Scegli un'identità" seleziona "Nome/URL" oppure "Anonimo", così non ti sarà richiesta la password.

Per favore, inserisci il tuo nome e cognome e la città dove vivi: un commento "firmato" è molto più efficace.

I commenti non compaiono subito nel sito, perchè sono soggetti a verifica preventiva della Redazione.

Non censuriamo in alcun modo i contenuti in base alle idee, ma non pubblichiamo commenti che:

1. ledano diritti di terzi, siano diffamatori o integrino altre fattispecie di reato;

2. contengano espressioni volgari;

3. costituiscano forme di spamming;

4. si esauriscano in una presa di posizione politica per questa parte o per quell'altra ("fare politica" è cosa nobile e necessaria, ma questo sito non è il luogo adatto).

Se non trovi pubblicato il Tuo commento e vuoi saperne le ragioni, inviaci una mail all'indirizzo della Redazione. Ti comunicheremo le ragioni della mancata pubblicazione.