Cari Colleghi
sono stato sorteggiato dal Comitato Altra Proposta per le primarie con
cui saranno selezionati i candidati che questo gruppo intende presentare alle
elezioni al CSM.
Ritengo doveroso illustrare brevemente i motivi per cui ho aderito a questa iniziativa in cui sono stato coinvolto inaspettatamente
dalla sorte; innanzitutto, la parola INDIPENDENZA più volte sottolineata nel
programma.
Non dubito che anche i colleghi designati dalle correnti possano essere
indipendenti, ma – complessivamente – se guardiamo ai risultati delle
precedenti attività consiliari, non
sempre, anzi raramente, le scelte del
consiglio in materia di nomine e
procedimenti disciplinari, sono apparse
immuni da critiche di segno opposto.
Ho pensato - anche se il
paragone a prima vista potrebbe sembrare
azzardato – alla mia prima esperienza lavorativa al Tribunale di Velletri,
circondario per me assolutamente sconosciuto fino a quel momento.
Non conoscevo nessuno e questo fatto mi faceva sentire assolutamente
libero e agevolato in ogni mia decisione.
Immagino che anche il solo fatto di appartenere ad una corrente e di
condividerne la frequentazione nelle molteplici forme con cui ci coinvolge,
possa, nella migliore delle ipotesi,
condizionare negativamente le scelte, ad esempio quella di mostrarsi eccessivamente rigoroso, solo per allontanare
dalla propria coscienza il peso del dubbio sulla imparzialità. E non voglio
neppure pensare a quella vecchia frase,
tanto vituperata dal professor
Fabbrini, “per l’amico il cuore, per
gli altri la legge”.
Per questo motivo, essere - sin dal primo atto della designazione - svincolato dalle correnti è certamente il modo più semplice per
affrontare il delicato compito che un consigliere si accinge a svolgere.
Il discorso è fin qui generico, anche se penso costituisca una buona base
di partenza per dare corpo e significato a questa iniziativa che, non a caso,
ha preso le mosse da un sorteggio e che
tende a migliorare il modo di operare del CSM.
Incidentalmente, sul sorteggio vorrei dire a chi non lo condivide che
questo non è avvenuto tra una moltitudine in cui si confondono soggetti di
serie “A” e altri delle serie “cadette” , ma tra magistrati che svolgono
normalmente lo stesso lavoro e che dovrebbero avere simili competenze, per cui
il rischio altrimenti connesso alla sorte non presenta particolari pericoli di
designazione di candidati “originali.
Quale è dunque la mia idea?
Inizio dai miei connotati: ricordo con nostalgia la mia iscrizione a
Magistratura Democratica, a cui sono affezionato per le persone che mi hanno
spinto ad avvicinarmi a quella idea di magistratura, ma che purtroppo oggi non
ci sono più o non sono apprezzate come meriterebbero, perché probabilmente non
si sono adeguate alle pratiche più convenienti delle altre correnti di cui
anche MD, e la sua riedizione, risulta contagiata.
Quell’insegnamento impedisce anche a me ogni rischio di adeguamento, e
vorrei che Altra Proposta – qualunque sia l’esito delle consultazioni – lo
ereditasse.
Oggettivamente, le mie proposte sono da approfondire ulteriormente,
avendo ricevuto questa investitura alla preselezione del tutto casualmente; ma
posso sintetizzare quello che non condivido del sistema attuale e che perciò
vorrei contribuire a cambiare.
Guardo alle comparazioni tra candidati aspiranti agli uffici direttivi e
trovo scelte esattamente opposte a quelle che lo stesso Consiglio aveva
espresso in precedenti valutazioni a cui i medesimi soggetti erano stati
sottoposti in parallelo, senza che nel frattempo siano intercorsi fatti nuovi
idonei a modificare il giudizio.
Al magistrato di elevatissima preparazione, che anche sulla mailing list ha
dispensato a tutti i colleghi validissimi consigli per la risoluzione di casi
giurisprudenziali particolarmente controversi, sottoposto a procedimento
disciplinare solo per il ritardo nel deposito di pochi provvedimenti, in
percentuale insignificante rispetto alla
mole di lavoro a cui il medesimo soggiaceva.
Ai Presidenti di sezione di nuova generazione, infervorati da
efficientismo solo apparente, che rincorrono solo numeri, statistiche e
scadenze, trascurando il contenuto e la sostanza della risposta che la
giustizia deve dare al cittadino; del
tutto indifferenti agli esiti che i
procedimenti potranno avere nei gradi successivi.
Un ritorno alla sostanza, alla
verifica diretta – ad esempio mediante la costante audizione dei
concorrenti ai posti direttivi e
semidirettivi – e il superamento dell’efficientismo di facciata, può essere il
faro che illuminerà il percorso e le
scelte.
Io spero che questa idea di novità sortisca qualche effetto, anche perché
non starei molto tranquillo nei panni di
chi ha già scelto per il passato, o perché non ha il coraggio di
cambiare o perché si illude che le promesse elettorali personalmente ricevute,
o soltanto sperate, questa volta saranno
miracolosamente mantenute.
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